302400 foto, 60 ore di cammino e 7 mesi di riprese: time-lapse estremo!

La matematica non è il mio forte, come si suol dire: però 3 GoPro Hero 4 che scattano in continuo, una foto alminuto, per 12 ore al giorno per 140 giorni in 7 mesi fanno più o meno quella cifra. 

In tutto circa 

1000 Gigabite di fotografiejpeg,

 una sequenza di scatti che stipa unintero hard-disk da un Tera.

Sono le cifre deltime-lapse che ho appena cominciato nel Parco Nazionale delle Cinque Terre: oltre alle tre GoPro in postazione fissa, userò  le mie fidate reflex Nikon su binario motorizzato per riprese da punti di vista diversi. Il problema tecnico più grosso è la gestione delle tre GoPro che devono stare all’aperto ed essere alimentate per 7 mesi in fila. 

Sembra un’impresa colossale ma, in fondo, basta un po’ di metodo, bisogna “soltanto”:

  • fare un’ora a piedi ogni volta che devi controllare le macchine e/o sostituire le schede di memoria (anche se qualche volta prendo uno strappo dall’elicottero che vedi sotto)
  • risolvere il problema della alimentazione (già, non c’è rete elettrica sul posto! Ho a disposizione un generatore a gasolio che funziona durante le ore diurne).
  • collegare tutto con attrezzature non certo nate per stare all’aperto (batterie e gadget vari, non certo le GoPro) rendendo il sistema a prova di acqua e vento (e di cinghiali). 

L' elicottero al quale strappo qualche passaggio.

Una volta “oliato” il procedimento sembra servire poca fatica, fan tutto le macchine: andrò  una volta alla settimana a sostituire le schede che passerò nelle mani dell’assitente per l’ archiviazione e l’inizio del montaggio delle sequenze.

In realtà ogni piccolo problema pratico si risolve in due ore di cammino, una all’andata e una al ritorno, la mia linea ne gioverà. Al completamento delle riprese avrò camminato (almeno) per 60 ore e 9000 metri di salita in totale ( e altrettanti di discesa): non proprio un’impresa sportiva, visto che tutto è distribuito in sette mesi, ma pur sempre come l’altezza dell’Everest!

Questa è la dotazione di partenza:

Manca una GoPro Hero4 Black, per il resto c'è quasi tutto!

3 gopro: 2 GoPro 4 Silver + 1 GoPro 4 Black (nella foto ne manca ancora una...in arrivo)

3 raccordi per treppiede

1 generatore per alimentazione a rete durante il giorno (troppo grande da spostare...nella foto non si vede!)

3 batterie esterne per alimentazione alternativa a generatore spento (come questa)

3 alimentatori usb per collegamento rete - batteria - GoPro

3 cavi micro usb

3 cavi mini usb

3 teste a sfera con piastra rapida

3 clamp Manfrotto per sostegno teste a sfera

6 schede microSd da 64 Gb

2 hard-disk Lacie identici per archiviazione e back-up sul campo

1 MacBook Pro Apple per archiviazione

1 Apple Ipad per controllo in remoto tramite App GoPro

1 smartphone per controllo in remoto tramite App GoPro (si, lo so che c’è già l’Ipad che è molto meglio, ma spesso le condizioni ambientali rendono indispensabile un sistema più maneggevole)

Non fotografati:

  • 30 metri di cavo elettrico per collegare il generatore alle macchine
  • ciabatta elettrica
  • 1 reflex Nikon D800 e 2 Nikon D750 per ripreseextra e relativi obiettivi
  • 1 binario con testa motorizzata Shootools
  • 3 treppiedi Manfrotto 190
  • 1 valigia stagna ed antiurto HPRC
  • 1 zaino da montagna enorme!!!

Appena trovo il tempo vi racconterò come ho risolto i piccoli, grandi problemi pratici, soprattutto alimentazione e impermeabilità che non vanno molto d’accordo: è vero che le GoPro sono a prova di...tutto, ma se le colleghi ad una alimentazione esterna il giochino non funziona più. Il cavo deve entrarenella custodia stagna che quindi...non è più stagna!

P.S.: in questo tipo di progetto, gli aspetti tecnici e quelli creativi sono inscindibili: prima o poi scriverò anche della nascita dell’idea, del suo perché e dell’importanza di imbarcarsi in imprese che ti complicano la vita.

 

 

 

La regola delle regole in fotografia: la composizione secondo i terzi e...secondo Cartier Bresson !

Sei sicuro che i maestri fossero ossessionati come noi dalle regole di composizione? E dalla regola dei terzi in particolare?

Cosa ne pensava uno come  Cartier Bresson?

Se hai mai seguito un corso di fotografia presso il circolo della tua città non puoi essere arrivato oltre il secondo incontro senza sentire parlare della regola dei terzi.

Si dice in giro che tu possa (o, peggio, debba) infilare qualunque tipo di soggetto nella tua inquadratura purché esso sia regolamentato da una buona composizione. Concetto che solitamente si esaurisce nell’applicare la famosa regola.

 

Ecco in breve di cosa parliamo quando parliamo di “regola dei terzi”

 

 

Interessante? Le foto che hai visto nel video sono estratteda siti di fotografia in rete piuttosto seguiti. Belle immagini ma che probabilmente non entreranno nella storia della fotografia. Ci dev’essere qualcos’altro da scoprire, non è sufficiente  applicare una regola per rendere interessante un'immagine. Abbiamo fatto un primo passo e...scoperto l’uovo di Colombo:

non basta applicare la regola dei terzi per ottenere una buona immagine.

Ok, ma è pur vero che una buona composizione aiuta, o meglio, ogni fotografia efficace è organizzata secondo una composizione non casuale. Come la mettiamo allora? 

Scopri cosa ne pensava Cartier-Bresson, lui che diceva che fotografare è “mettere sullo stesso piano, in una frazione di secondo, occhi, mente e cuore”:  il maestro francese aveva la dote di estrarre dalla realtà, con le sue inquadrature, dei “manuali” visivi di composizione istantanea e fulminante. La sua opinione non è una delle tante.

 

L’uovo di Colombo  sembra confermato!

 

Nessun buon fotografo avrà mail il coraggio di dirti che pensa alla regola dei terzi prima di scattare una fotografia di paesaggio o, peggio, di reportage.

Piuttosto ti racconterà  di aver sviluppato la capacità visiva di organizzare gli elementi di una scena secondo “automatici” equilibri compositivi, basati sulla propria sensibilità mediata dall’esperienza e da tutte le fotografie viste nella sua vita.

Da questo deriva che per sviluppare l’arte della composizione in fotografia, è molto più utile andare a vedere una buona mostra alla settimana piuttosto che studiare manuali di composizione (beh, non siamo troppo rigidi, io comunque cerco di fare l'uno e l'altro!).

Chi di voi ha mai seguito una lezione sulla regola dei terzi? Tengo continuamente corsi di fotografia e lettura dell'immagini e mi interesserebbe sapere cosa ne hai pensato allora e cosa ne pensi adesso, dopo aver visto l’uso che ne faceva HBC!

 

 

 

...........

L’applicazione o meno delle regole nella composizione di una buona immagine fotografica: un breve articolo e un video sulle immagini di Cartier Bresson e il suo pensiero sulla regola dei terzi.

"Il volto incompiuto": sulla bellezza e il mestiere del fotografo (o dello scrittore, dell'alpinista, del medico....)

Ho rubato mezzo titolo ad un bellissimo libro su Flannery O'Connor :  la signora era scrittrice di romanzi e racconti, personaggio particolarissimo e controcorrente, morta a metà del secolo scorso e amata svisceratamente da Nick Cave e Bruce Springsteen, per dirne due a caso.

A metà del libro mi imbatto in questa frase, il nocciolo di quel che serva, secondo l'autrice,  per "compiere" il proprio mestiere: per lei quello  di scrivere,  per noi,  che bazzichiamo immagini, quello di fotografare:

...si legge? lo riscrivo:

"L'arte non è per tutti... ma solo per coloro che sono disposti a sottoporsi  al necessario sforzo di comprenderla. Si parla molto dell'umiltà che serve per abbassarsi, ma elevarsi e raggiungere una qualità superiore, lavorando duramente, richiede la stessa dose di umiltà e un vero amore per la verità"

Cosa c'entra tutto questo su un blog di fotografia?

Beh, a parte l'ovvio richiamo alla necessità di migliorarsi sempre, valido in tutti i campi. A parte che, in epoca in cui il cosiddetto story-telling sembra la chiave che apre tutti i forzieri, parlare ai fotografi di una scrittrice dovrebbe essere normale. A parte che le parole "arte" e "fotografia" insieme hanno scatenato da sempre fiumi di discussione...il motivo vero che mi porta a parlarne è che questa frase mi ricorda sempre un articolo su Fotocrazia, il miglior blog sulle immagini che ci sia in circolazione, in cui  Michele Smargiassi parla di  educazione artistica : dove si dice che bisognerebbe togliere la parola "artistico" a questa materia scolastica perchè lascia intuire che  capire l'arte (e la fotografia!!!) sia una botta di fortuna riservata ai pochi dotati per natura, a quelli portati. L'arte sarebbe solo per chi è naturalmente incline ad essa, non c'è nulla da imparare, nessuna capacità da sviluppare.

Di conseguenza, la capacità di leggere una fotografia (o un dipinto) si ferma spesso al "mi piace, non mi piace". Non si riesce ad andare oltre. 

Nulla in cui impegnarsi, per tornare al testo di O'Connor.

Ne ho scritto anche qui parlando de "Lo sguardo rovesciato" di Roberto Cotroneo:  secondo l'autore molti di quelli che si avvicinano alla fotografia  pensano di  "nascere imparati": l'ignoranza in materia porta a sopravvalutarsi completamente. Bastano due filtri precotti applicati ad un paesaggio ed ognuno si sente un grande artista. Aggiungi 100 like e il gioco è fatto. Nessuno si preoccupa di capire "chi" dice "mi piace"...e soprattutto "perché": è tuo amico? si aspetta che tu ricambi i "like"? capisce di fotografia oppure vuol solo invitarti a cena?

Da quando son "costretto" ad insegnare come si fotografa ( e "perchè" fotografare) godo del piacere di studiare, leggere e imparare. Me l'avessero detto al liceo! Che studiare è bello oltre che utile.