Prima un famosissimo, emergente fotografo, che non solo ruba letteralmente le foto ad altri colleghi per costruire le sue immagini "award winning", ma è così stupido che le frega a personaggi della fama di Mary Ellen Mark e manda il risultato al Visura Photojournalism Grant Prize. Ovvio che prima o poi qualcuno ti scopra ( a dir la verità non troppo ovvio, visto che poi confesserà di averlo già fatto altre volte, in barba a giurie e regolamenti).
Poi un collega che "nel rispetto della natura" prende un insetto tropicale d'allevamento (senza dichiararlo), lo posiziona in Appennino e lo manda al concorso naturalistico OasisPhotocontest. A richiesta di informazioni, inventa didascalia ed aneddoti sul paese asiatico in cui la fotografia sarebbe stata scattata. Una volta scoperto e con le spalle al muro sui social, nell'imbarazzo generale (soprattutto degli organizzatori del contest, probabilmente vittime anch'essi del giochetto; nessun problema invece da parte sua, a giudicare da quello che poi scriverà) pubblica una nota in cui, piccato e orgoglioso, proclama in soldoni il suo diritto a fare quello che ha fatto.
D'altronde la strada l'aveva aperta tempo fa il famoso capostipite di tutte le "taroccate", l'osannatissimo Steve McCurry.
Senza contare i reporter licenziati per foto manomesse in postproduzione e presentate come immacolate.
Ma perché fotografi?!?!
Perché?
Perché?
Perché...cerchi sempre un come fotografare e (quasi) mai il perché?
Parte tutto da lì: quando lo scopo principale è visibilità e successo immediato, la via più breve è quella della furbizia. Inizia uno scivolo senza fine
Come un giocatore affetto da sindrome compulsiva non puoi più fare a meno di like e follower, inviti a serate e, magari, soldoni sonanti elargiti da concorsi blasonati. Infatti questi proliferano: è sempre un "concorso nazionale" visto che partecipa un mio cugino pugliese. Se poi il cugino è in Inghilterra automaticamente il livello diventa "internazionale", sono ormai più i fotografi che hanno vinto almeno dieci concorsi di quelli che escono la domenica mattina a farsi due scatti.
I partecipanti son sempre più numerosi, girano solidi ed ecco che magicamente se ne occupano anche i media non specializzati. Quegli stessi giornali che pagano 1 euro le foto che pubblicano (spesso senza didascalie, oppure sbagliandole, oppure mettendo immagini di repertorio senza indicarlo, oppure senza mettere il nome del fotografo, oppure mettendole e tagliandole a caso solo perché avanza un buco in pagina, oppure.... ), quelli stessi giornali parlano di "foto dell'anno" ogni tre giorni (ma quante foto dell'anno ci stanno in un anno?!?!?).
Qualcosa non funziona.
Per capire dove stiamo andando guardiamo il ciclismo (o, purtroppo, qualsiasi altro sport): alla fine non riesci più a godere di nessuna impresa perché sempre parte il tarlo " e se fra un mese mi dicono che l'han trovato positivo?".
Ne ha parlato molto bene Fotocrazia , invocando "risposte forti" da parte di fotografi seri: io non so se sono serio ma so che risposte non ne esistono, il mondo va così.
Chi serio è, continuerà a fare seriamente il suo lavoro, magari con meno visibilità e riscontri del dovuto. Altri continueranno a giocare sporco...auto-dichiarandosi seri!
Farebbe molto comodo a questo punto quell'antico baluardo morale di una "giustizia divina" che alla fine tiri le fila delle azioni compiute, buone e cattive. Chi ci crede ha una spinta in più. Per tutti rimane indispensabile essere coerenti e, sempre, sinceri.
La fotografia non è una gara, non esiste la fotografia perfetta, come ogni tanto scrivono giornalisti che sanno poco di fotografia, non esistono foto dell'anno. Sono gli uomini ad essere competitivi, non le immagini: così abbiamo inventato i concorsi, a volte utili e divertenti. Oggi la sensazione è che "il troppo stroppia".
P.S.1 (lunghissimo): come dice Paolo Migone, mi viene anche voglia di spezzare...una fiocina (!) in favore dei docenti di fotografia, a qualsiasi livello operino: grande responsabilità di quello che accade è sulle nostre spalle. Se tra workshop e corsi vari ci sono più dispensatori di magie tecnologiche che persone formate sulla storia e la cultura fotografica, qualche domanda bisogna farsela. La più importante funzione di un insegnante è quella di sollecitare interrogativi e fornire strumenti perché ognuno trovi la propria strada e sappia percorrerla con le proprie gambe. Evitare che la ricerca fotografica sia un rincorrere pedissequamente modelli di successo commerciale.
Ci vuole un'etica personale, parola ormai poco "trendy". E' faticoso. Ma la fatica ha una pedagogia fondamentale, come sanno tutti quelli che amano salire in montagna. Serve a scoprire.
Ecco, la fotografia per i concorsi non fa scoprire nulla. E' noiosa, perché noioso è il motivo per cui la fai.
Camminare sulla tua strada, da solo, cercando la tua meta, è bellezza pura. A volte coincide con la strada della visibilità, a volte no. Pazienza. Ci vuole pazienza.
Se termini un progetto personale, lo reputi valido e lo invii ad un concorso, buon per te se lo vinci, complimenti vivissimi.
Ma se ti scarichi la guida "Partecipare con successo ai contest", poi leggi "Postproduzione per i concorsi" e decidi di fare degli scatti in funzione di questo...cheppalle!
A tutti un augurio di sapersi scegliere i giusti modelli ed insegnanti.
P.s. 2 (corto): esistono per fortuna molti fotografi seri e molto molto bravi che vincono anche concorsi importantissimi! Ho la fortuna di conoscerne alcuni e ne sono davvero onorato.
P.S.3: tutti i fotografi sono vanitosi e, soprattutto, invidiosi di dei colleghi che vincono i premi!!! Io non ne ho mai vinto uno.