LA SPEZIA SCALA 1: 91.027 -
"In quell'impero l'arte della cartografia raggiunse tale perfezione che la mappa d'una sola provincia occupava tutta la città, e la mappa dell'Impero tutta una provincia. Col tempo codeste mappe smisurate non soddisfecero e i collegi dei cartografi eressero una mappa dell'Impero che uguagliava in grandezza l'Impero e coincideva puntualmente con esso" . J.L.Borges
Come si fotografa una città? Volando su di essa, a un'altezza che sfugga alle nostre ridotte misure? O scovando a terra, fra gli angoli meglio celati, il respiro che la muove? Da lontano, perche nulla turbi l'obiettività del nostro sguardo? O trascinandolo in mezzo ad essa, a piroettare in un'ansia di completezza che mai sarà soddisfatta? La città è chi la vive, la respira, la muove, la colora, la attraversa, la trasforma, la guarda e ricambia il suo sguardo. E' chi la abita, confinato nei pochi passi di un quartiere o in perenne movimento, chi la abita da sempre e chi da sempre vi ritorna, diretto testimone della sua vita. Senza precludere questo ruolo ad alcuno. Ciascuno unità di misura di una mappa che sarà la somma esatta dei suoi elementi, da visionare singolarmente o abbracciare in uno sguardo d'insieme.
Il progetto prevede che chi abiti la città si lasci ritrarre, per concorrere a disegnare la mappa in scala che dà nome a questa avventura. 1 come ogni singolo protagonista. 91.027 come l'estensione metaforica che ne deriverà, la carta sulla quale ricercare il ritratto della città. Nessun limite alle collaborazioni o ai mezzi. Il progetto durerà nel tempo della sua realizzazione e durerà nel tempo come archivio pubblico e album privato di tutti i partecipanti, di chi li conosce e di chi li vorrà conoscere in futuro.
Una catalogazione in cui ognuno rappresenta nulla altro che sè stesso, è sè stesso, nè ruolo nè simbolo. Questo realizza il concetto di scala, siamo tutti un singolare universo irripetibile, non meno importante della città intera. Tutti i volti fotografati sono rappresentazione in scala e, nello stesso tempo, sono la città stessa: per questo la città è conoscibile attraverso una mappa disegnata dall'insieme dei suoi abitanti.. La "mappa in scala" è contestazione di un concetto quantitativo di democrazia,
La catalogazione fotografica diretta è stimolo alla riflessione sul senso della nostra vita, chi siamo ora e chi possiamo diventare.
L'importanza del progetto non sta nella qualità formale delle immagini ma nell' ideazione del ritratto totale della città, nella raccolta e archiviazione del materiale, fotografico e non, e nella possibilità più ampia possibile di partecipazione e futura consultazione . Il successo è direttamente proporzionale alla quantità di materiale acquisito..
Nel 2005 probabilmente in tutte le case c'è una fotocamera. E probabilmente ormai, tra queste, le digitali sono la maggioranza o lo diventeranno in breve. Da tutte le direzioni ci inseguono le immagini. Nonostante questo, o forse proprio per la grande facilità di accesso al mezzo , il ritratto ha perso molto del suo fascino.
La fotografia non scandisce più le tappe della vita come 100 anni fà, un diluito continuo flusso di immagini si appiattisce nella memoria del fotografo occasionale e del fotografato. Tanto che ormai produciamo immagini virtuali non degne spesso della spesa della stampa. Manca il "ritmo" tra momenti ordinari e stra-ordinari: e così è perso anche il gusto del quotidiano...riconquistare il senso del tempo attraverso meccanismi passati, l'arrivo di uno sconosciuto in una piazza che fa qualcosa di curioso, prepara degli attrezzi, si espone e cerca un dialogo con chi osserva...
IL SENSO DI TUTTO QUESTO
Conoscere e conoscersi: sembra banale ma è il fondamento di ogni azione della vita, nulla di buono si può creare pensare migliorare senza prima di tutto la conoscenza di sè e di chi ci circonda. Non esiste neanche amore senza conoscenza...gli occhi di ogni persona fotografata sono il "frontespizio" di innumerevoli romanzi.
Fare festa, dare segno di ottimismo in una città in crisi al centro di una nazione in crisi: facciamo l'appello per vedere su chi e cosa possiamo contare per un futuro prossimo migliore. Spingere la gente a parlarsi e fare qualcosa insieme, tutti insieme nella capitale dell'individualismo.
Creare un archivio, un anagrafe fotografica e scritta della città, l'album di famiglia dove attingere memoria- relazioni-incoraggiamento alla vita.
Creare identità e appartenenza al proprio paese, non in contrapposizione ad altri ma sapendo che la conoscenza e la sicurezza di sè sono base indispensabile all'accoglienza di ogni tipo di "straniero".
Risvegliare l'attenzione alla fotografia in una città al di fuori dei circuiti culturali più importanti.
Affiancare e promuovere lo sforzo di trasformare La Spezia in città d'arte attraverso le sinergie esistenti con i musei cittadini, in particolare con il prestigioso M.Lia e il nuovissimo CAMEC, museo d'arte moderna e contemporanea.
Portare il nome della città alle cronache per qualcosa che non sia la discarica di Pitelli. In fondo siamo tutti orgogliosi e vanitosi...quindi obbligare Dario Vergassola a parlare bene della sua città in televisione!!!