Non faccio corsi di fotografia!
Ci sono molti fotografi più bravi di me a raccontare la tecnica fotografica o a spiegare il menù della macchina fotografica.
Io però sempre di più sono convinto che la differenza la facciano le idee: il processo fotografico si sviluppa su due piani paralleli: da un parte l'esigenza di raccontare o esprimere sé stessi (spesso entrambe le cose) attraverso il mezzo fotografico: dall'altra la capacità di "vedere" fotograficamente. Quest'ultimo aspetto implica la conoscenza del funzionamento del linguaggio fotografico e della tecnica applicata ad esso.
Quindi ho deciso di non di non fare più' corsi fotografici!
MA...continuerò a proporre esperienze complete (almeno questo è il tentativo) di approccio al linguaggio fotografico. Workshop fotografici basati su un flusso di lavoro sperimentato:
- un progetto/tema discusso insieme e calibrato sugli interessi e le capacità specifiche della persona
- riprese con esercizi specifici sulla visione fotografica, la registrazione della scena, la messa in opera dei diversi elementi del fare fotografico
- revisione critica del lavoro immediata e continua.
E ogni giorno si ricomincia.
Tutte le esperienze sono finalizzate alla produzione di un lavoro finito e organico e ad una proiezione finale.
E dedicheremo molto tempo a sfatare miti e luoghi comuni fotografici come:
"una buona fotografia vale più di mille immagini": dove si dimostra che molti dei più grandi lavori fotografici sono accompagnati da parole fondamentali alla comprensione del "testo" fotografico.
"la macchina non conta nulla" : dove si dimostra che cambiare una specifica macchina fotografica cambia il tuo modo di fotografare (non intendo ovviamente "cambiare la marca" della macchina fotografica!)
"non mi interessa la belle fotografia ma la buona fotografia" dove si dimostra che tutti i fotografi cercano la "bella" fotografia...basta intendersi su cosa...si intenda!
Se sei disposto a metterti in gioco, ascoltare e leggere non solo manuali di tecnica (ma anche..forse), faticare un po' per scoprire nuove strade fotografiche, ecco pronti quattro appuntamenti per te. Modalità diverse e quattro destinazioni che più diverse non si può ma sempre con lo stesso approccio: non si va a collezionare nuove location esotiche, si va a fotografare. Cioè a scoprire il luogo e raccontarlo con il nostro linguaggio. Esperienze adatte a tutti perché i tutor selezionati a la votare nel team si occuperanno di seguire le difficoltà tecniche di base. Perché non si può solo parlare di tecnica, ma bisogna conoscerla bene: è fondamentale per tradurre in immagine i nostri progetti visivi.
16- 18 Giugno MATERA : raccontare un luogo tra paesaggio e ritratto ambientato
WORKSHOP 290 (ISCRIVITI ENTRO APRILE 235)
29 Giugno- 7 luglio MAROCCO: oltre lo sguardo turistico
WORKSHOP 1050 (ISCRIVITI ENTRO APRILE 950)
13-16 Luglio MONTEMARCELLO, LIGURIA: dalle Cave di Carrara alle Cinque Terre
CAMPUS INTENSIVO 350 (ISCRIVITI ENTRO 15 MAGGIO A 290)
20-23 Luglio APPENNINO Tosco-Emiliano: la vita della montagna senza "impianti"
CAMPUS INTENSIVO 350 (ISCRIVITI ENTRO 30 MAGGIO A 290)
Il campus intensivo è un workshop che prevede mezza giornata in aula e mezza di riprese in luoghi particolari nei dintorni della sede, situazioni non sempre fotografabili se...non venite con noi! Alla sera letture sotto le stelle, proiezioni e discorsi fotografici per 4 intensissimi giornate di lavoro.
TUTTE LE DESTINAZIONI SONO "CASA NOSTRA":
- in Marocco vado da anni, ripetutamente, per commissioni fotografiche e per guidare gruppi di fotografi, conosco i luoghi, le distanze, le persone. Muoversi quasi come uno del posto ha innumerevoli punti di forza dal punto di vista fotografico.
- Matera è ormai una città d'adozione per legami fotografici, letterari e affettivi, l'atmosfera dei Sassi ci accompagnerà durante il nostro lavoro.
-Montemarcello e l'Appennino: beh, quelli son casa mia per davvero! Sempre in bilico tra Liguria, Toscana e Emilia, il mio peregrinare fotografico (e non solo) mi ha fatto conoscere ogni aspetto, ogni sasso della mia terra. Visto che son convinto che "chi non sa, non vede" è un bel vantaggio giocare in casa: perché