DAVIDE MARCESINI

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Una notte da solo in una grotta, per amore della fotografia.

 

Cosa ti spinge ad andare da solo, di notte, in un posto deserto, per vedere il mondo da un punto di vista nuovo? Cosa vuol dire vedere per il fotografo?

Ricordo molto bene una critica alla fine del mio primo corso di fotografia. Un’allieva con la quale era nata una certa confidenza mi aveva confessato di aver vissuto il corso in salita dopo la prima serata, mentre mi ascoltava aveva creduto di capire che non amo la fotografia perché è per me  solo una scusa per andarmene in giro. Le risposi che era assolutamente così, bastava togliere quel “solo”: amo la fotografia perchè mi permette di passare la notte in una grotta, stare seduto all’umido in attesa di un’alba che non verrà come la pensi. Quando scopri che “come la pensi” non è sempre il massimo e questa che vedi nella foto,  grigia-pallida, è un dono irripetibile: parafrasando Calvino, scoprire il paradiso dove sembra che non ce ne sia: niente sole, niente luce strabiliante, niente "atmosfera". Solo la cruda bellezza dei Sassi, ridotta all’essenziale.

Non posso dire “solo una scusa” perché questa scusa mi dà la vita. Mi spinge a registrare il mio stupirmi continuo, quasi infantile davanti al mondo. E’ un antidoto alla sofferenza, non basta, ma è un indizio peralzare gli occhi da briciole di vita materiale. Che tristezza quelli che sanno tutto, hanno visto tutto, quelli che “lo sapevo già, ci sono già stato”.

Cosa può esserci di più importante della fotografia  che re-insegna ai tuo occhi a vedere?

“Saperlo già” è il modo migliore per non vedere. 

Cercare sempre la stessa alba, quella con i colori spaziali e la luce radente è un modo per non vedere.

Hai mai fatto caso che tutti i novelli fotografi girano l'Italia ed il mondo a cercare alcuni scorci visti e rivisti e non si accorgono di quel che passa loro sotto il naso? I nordici vengono a fotografare il tramonto a Manarola, noi andiamo alle Tre Cime, e tutti insieme ci troviamo a Castelluccio di Norcia...

Non abbiamo bisogno di nuove fotografie dei soliti posti ma di occhi nuovi sul mondo a due passi.

Se ami il tuo paesaggio, se ti perdi nei piccoli cambiamenti del monte davanti a casa, se hai un profilo d’orizzonte che conosci come te stesso, solo allora potrai vedere davvero un posto nuovo.

Qualcosa del genere di Robert Adams nel suo "La bellezza in fotografia. Saggio in difesa dei valori tradizionali."

C’è sempre da curarsi dalla collezione di“spot”  illustri.