Sono pigro solo in quello che dico io. Posso camminare due giorni senza mangiare e senza bere ma la programmazione non è il mio forte. Così mi costringo a portare a termine un lavoro preso e lasciato in continuazione per anni. Lo devo "dichiarare" come la dieta del Lunedì per convincermi.
... ho cominciato a guardare fuori dal treno che ero bambino, il primo viaggio che ricordo era un La Spezia-Catanzaro, Natale 1976 in trasferta dai parenti. Roba mitica. Poi la beve trasferta a Crotone, sempre quelle vacanze. Il treno è una sospensione dal quotidiano, un parentesi dalla realtà che solo pochi fastidiosi contrattempi riescono a spezzare. Per poco tempo, poi ricomincia il bello: sarà che sono facile alla distrazione, sarà che l'Italia è così bella: qualunque cosa mi proponga di fare per sfruttare i tempi del viaggiatore, mi ritrovo col naso sul finestrino. Non servono paesaggi particolari, tutto è degno di nota, notte e giorno, bello e brutto che sia il tempo. Fotografare dal treno è stato inevitabile. La cornice del finestrino è la mia inquadratura naturale, non serve altro che scattare. Ogni tanto arrivo ad impostare l'autoscatto e lasciare il caso a decidere del soggetto, un inconscio tecnologico volontario. I risultati sono interessanti, talvolta mi superano nelle mie pretese artistiche. L'Italia dal treno è un film che non finisce mai, ne rubo fotogrammi come posso.
Dichiarazione ufficiale: a fine mese arrivano le prime stampe per il portfolio dell'Italia dal treno, sto selezionando, è la parte più faticosa.